La vicenda della bicicletta della belga Femke Van den Driessch accaduta a Zolder sabato scorso in occasione del Campionato del Mondo di ciclocross ha fatto scoppiare un altro caso nel mondo del ciclismo.
Il rinnovato allarme di un possibile uso inappropriato e vietato della tecnologia preoccupa gli stessi corridori, impegnati da tempo in prima persona a fare il vuoto attorno a chi ancora oggi pensa di vincere barando.
Il problema era già stato denunciato dall’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani un anno fa nella rubrica ACCPI di luglio 2015 intitolata Motorini? Se ci sono vanno smascherati.
Il presidente ACCPI Cristian Salvato in seguito ad alcuni articoli apparsi sulla stampa in questi giorni ci tiene a precisare a nome dei ciclisti e delle cicliste della massima categoria: «Questo episodio ci addolora, ma dimostra come l’utilizzo di motorini in gara non possa sfuggire ai controlli predisposti dall’UCI, con la tecnologia a disposizione è molto semplice smascherarli. Siamo per la lotta dura contro chi bara e danneggia l’intero movimento. Se qualcuno, come l’apprezzato costruttore e telecronista della tv di stato Max Lelli ha dichiarato ieri a www.tuttobiciweb.it, sa qualcosa di certo denunci alle autorità competenti nomi e cognomi di chi ha fatto uso di bici motorizzate, altrimenti taccia. C’è bisogno di portare alla luce la verità dei fatti e di evitare sterili polemiche. Ci auguriamo e sollecitiamo la procura competente ad aprire un’istruttoria in merito a chi sa qualcosa di concreto. Per l’Assocorridori l’omertà non deve esistere, la via per la pulizia e la verità è solo una: fare chiarezza».