Purtroppo ancora una volta (ormai si è perso il conto) ci dobbiamo confrontare con un’inchiesta sul doping che coinvolge il mondo del ciclismo.
Le notizie che giungono da Mantova comportano inevitabilmente da parte di tutti una profonda riflessione.
Il nostro primo auspicio però è che coloro che hanno la responsabilità di decidere se far correre o meno corridori e squadre operino con la necessaria prudenza ed equità.
Sappiamo bene che l’inchiesta di Mantova è ancora nella fase delle indagini (si ricorda che l’avviso che hanno ricevuto i soggetti coinvolti è solo una richiesta di proroga delle indagini e non un avviso di conclusione delle indagini e/o una richiesta di rinvio a giudizio) e, a detta dello stesso Procuratore Capo, gli investigatori hanno bisogno ancora di qualche mese per definire e decidere se e chi accusare e, nel caso, per quali fatti.
Bloccare ora i corridori e/o le loro squadre sulla base di una semplice richiesta di proroga delle indagini e in mancanza di una precisa incolpazione è un atto, a nostro avviso, imprudente ed iniquo.
Il ciclismo ha bisogno quanto mai di regole chiare, certe e, soprattutto, uguali per tutti.
Siamo i primi a chiedere rigore e severità (si ricorda che il nostro Presidente è stato il primo ad avanzare l’idea della radiazione per i casi più gravi di doping), ma siamo altresì pienamente convinti che il rigore e la severità non possano prescindere dalla giustizia e dall’equità.
Creare colpevoli prima ancora che si sappia di cosa siano accusati è la cosa più dannosa, ingiusta ed iniqua che si possa fare. Non solo per gli atleti, ma più ancora per il nostro sport e per tutti i suoi tifosi.
Amedeo Colombo – Presidente ACCPI
Avv. Federico Maria Scaglia – Segretario ACCPI