Il CPA constata che la Commissione d’inchiesta del Senato alla fine ha scelto di non pubblicare l’elenco dei nomi dei corridori presumibilmente testati positivi per EPO durante il Tour de France del 1998 e del 1999, ma che la Commissione ha comunque fornito prove per consentire agli osservatori di accusare, sotto la loro responsabilità, alcuni corridori.
Il CPA ricorda che i risultati pubblicati non possono in alcun modo valere come riconoscimento di doping. La Commissione d’inchiesta stessa sottolinea negli allegati della sua relazione “che nessuna sanzione può essere presa sulla base di tali elementi da uno studio a scopo scientifico e pubblicato 15 anni dopo i fatti” e il relatore ha ricordato durante la conferenza stampa che questi elementi non costituivano “una lista di sportivi” e che conveniva essere “estremamente prudenti e cauti nell’uso” degli stessi.
La Commissione ha allegato alla sua relazione la lettera con cui il CPA, attraverso la voce dei suoi avvocati, aveva evidenziato gli argomenti che dovevano condurre a non pubblicare elementi la cui affidabilità e accuratezza non potevano essere garantiti.
Il CPA si rammarica per la pubblicazione di questi elementi che tornano, nonostante tutte le riserve della Commissione, a screditare gli ex corridori per dei fatti risalenti a più di 15 anni fa. Non lasciando loro alcuna possibilità di difendersi e di contestare la loro messa in causa soprattutto in assenza di possibili contro-perizie, come il CPA affermava già nel suo comunicato stampa del 18 luglio scorso.
comunicato stampa CPA del 24 luglio 2013