Purtroppo, a tre giorni dall’inizio della più importante corsa italiana, ci si deve occupare ancora una volta di vicende legate al doping o presunto tale.
Non siamo certo in grado di entrare nel merito della vicenda di Pellizzotti e degli altri due corridori per i quali l’UCI ha richiesto l’apertura di un procedimento disciplinare in relazione ai valori del passaporto biologico.
Ciò che peraltro ci lascia perplessi è il fatto che la comunicazione del procedimento disciplinare sia avvenuta soltanto ora (a cinque giorni dall’inizio del Giro) a fronte di valutazioni effettuate nel dicembre 2009.
Inoltre, non si può non rilevare come l’UCI, nel richiedere l’avvio del procedimento disciplinare (contrariamente a quanto avviene per i corridori trovati positivi), abbia ritenuto di non sospendere cautelativamente i tre atleti, richiamando essa stessa, a favore di quest’ultimi, “la presunzione di innocenza fino a quando non sarà assunta una decisione finale da parte della federazione nazionale” (vd. comunicato stampa UCI in data 3.05.10).
Alla luce di tale affermazione, ci piacerebbe che il nostro sport (a partire dalle sue Istituzioni) dimostrasse coerenza e assenza di ipocrisia con i principi che esso stesso si è dato, consentendo ai tre di correre fintantoché non verrà emesso nei loro confronti un eventuale giudizio di responsabilità. Del resto, se così non fosse, si incorrerebbe nell’irrimediabile errore di considerare prematuramente colpevoli i corridori interessati, malgrado, a parole, si dichiari che il tutto è stato fatto nel rispetto del principio di presunzione di innocenza.

Amedeo Colombo
Presidente ACCPI

Federico Scaglia
Segretario ACCPI