Per il ciclismo sono giorni tristi. Alla morte del grande Fiorenzo Magni, si aggiungono gli inquietanti echi dell’indagine condotta dall’Agenzia Antidoping Statunitense (USADA) e le relative decisioni assunte dall’Unione Ciclistica Internazionale (UCI).
Nel dossier inviato dall’USADA all’UCI, non soltanto, si denuncia un vero e proprio doping di squadra, ma anche, ed è questo per i nostri associati il dato ancor più allarmante, un coinvolgimento della massima autorità ciclistica internazionale (UCI), accusata, più o meno velatamente, di non aver voluto vedere, se non intenzionalmente di aver coperto, le pratiche illecite del campione americano e dei suoi compagni.
Ai dubbi mossi dall’USADA, nei giorni scorsi si sono aggiunti quelli del Presidente della WADA e del suo ex Direttore generale, dell’ex Presidente di Aso, dell’ex Direttrice dell’Antidoping dell’UCI, nonché dei Professori Ashenden e Parisotto, entrambi dimessisi dalla commissione esperti dell’UCI dopo aver contestato il fatto che veniva consentito loro di accedere soltanto ai profili biologici dei corridori espressamente individuati dall’UCI.
Questa vicenda appare per il nostro movimento devastante non soltanto per il coinvolgimento di uno dei più grandi campioni della storia del ciclismo, ma anche per la perdita di credibilità e autorevolezza delle Istituzioni poste a presidio di questo sport.
Il ciclismo e, prima ancora, gli atleti non possono tollerare che vi siano dubbi sulla corretta applicazione della giustizia sportiva. É un dovere dei vertici sportivi garantire che il sistema sia equo ed eguale per tutti, siano essi corridori, manager, dirigenti o rappresentanti delle istituzioni sportive.
L’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) è convinta che occorra ripartire proprio da questo punto.
L’UCI non può più farsi garante dell’applicazione della giustizia sportiva.
Occorre, a nostro avviso, creare un organo di giustizia indipendente ed autonomo.
Occorre ridare sicurezza e certezza, in primis, ai corridori sul fatto che la giustizia sportiva è davvero uguale per tutti.
Occorre che l’attuale vertice dell’UCI faccia un passo indietro affinché il ciclismo possa riacquistare credibilità, prima ancora che agli occhi degli appassionati, a quelli dei propri atleti.