Venerdì 14 aprile Marco Cavorso, responsabile sicurezza dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani, interverrà a Montevarchi la mattina nelle scuole e la sera in un incontro con la cittadinanza. In vista dell’appuntamento “La strada è di tutti” cogliamo l’occasione per rilanciare il messaggio che rivolgerà a studenti e concittadini sul tema della sicurezza stradale.
La strada è di tutti.
Quando si sceglie il titolo di un film, di un tema o di un articolo di giornale si cerca di comunicare in poche parole, spesso con una sola, il significato di ciò che si vuole trasmettere. A volte si usa il nome del protagonista, il luogo, l’avvenimento; comunque il titolo deve essere accattivante, forte e andare dritto al punto.
Ecco, il titolo di questo commento “La strada è di tutti” racchiude in sé tutte queste caratteristiche, anzi, pone il lettore o il pubblico che sia, nella condizione di doverci pensare, di aver bisogno di valutare, soprattutto di cercare di capire ponendosi una serie di interrogativi.
Già, facile affermare “La strada è di tutti”, ma è veramente così?
Nel codice della strada si definisce testualmente “strada” l’area ad uso pubblico destinata alla circolazione dei pedoni, dei veicoli e degli animali.
Quindi, a rigor di norma, si fissano due concetti importanti, la strada è una cosa ad uso pubblico e pedoni, veicoli e pure gli animali risulterebbero avere lo stesso diritto di percorrerla.
Ma il Codice della Strada fa di più, tra le categorie di chi ha il diritto di percorrerla, identifica dal 2021, la categoria degli Utenti Vulnerabili della Strada composta da pedoni, soggetti disabili, ciclisti, conducenti di ciclomotori e motocicli.
E dà a questa categoria maggior tutela e diritti rispetto agli altri.
Questa la norma, ma veramente in Italia, quando percorriamo le strade vediamo rispettati questi tre dogmi?
La domanda è retorica, abbiate pazienza, perché la risposta è nota a tutti noi ed è purtroppo no.
Non solo la strada non appare di tutti, ma è progettata e utilizzata soprattutto per gli autoveicoli e a scapito degli altri tipi di utenti contravvenendo al principio dell’uguale diritto di uso della cosa pubblica; non solo, alcuni utenti, in particolare pedoni e ciclisti, si trovano confinati in spazi ridotti e a volte occupati abusivamente dagli autoveicoli, spesso senza neanche quegli spazi, contravvenendo ai loro diritti; ciò non bastasse, nella “normale” circolazione, loro, i cosiddetti Utenti Vulnerabili vengono, in barba al principio descritto nel codice e più generalmente al principio universale del Diritto alla Salute e alla Vita, investiti, menomati se non uccisi dagli altri utenti della strada, gli utenti Forti.
Il titolo “La strada è di tutti” andrebbe modificato allora, sostituendo quell’ è con un dovrebbe essere, o meglio con un deve essere.
Ecco, questo è un impegno che noi, alunni, cittadini, amministratori dobbiamo porre come primario nella nostra time line delle cose da fare, da subito.
Non tanto per privilegiare una categoria di utenti rispetto ad un’altra, quanto per rispettare la vita delle persone perché di questo si parla.
Istruzione, autocritica, consapevolezza.
Passando dalla conoscenza, dall’educazione e dall’istruzione, ambiti tesi al rispetto tra le persone; aspetti che non hanno età.
Passando noi stessi per primi da un’autocritica sui comportamenti che teniamo quando percorriamo le nostre strade, indipendentemente dal mezzo che utilizziamo.
Passando dalla consapevolezza del pericolo al quale possiamo esporre noi e gli altri con i nostri comportamenti.
E per concludere, per chi ha un ruolo pubblico, essendo consapevoli che le scelte di gestione della cosa pubblica, devono essere dettate da una visione tesa al bene pubblico e non, per esempio a un semplice calcolo elettorale, verrete ricordati per quello che di buono avrete fatto per la comunità, non per quante volte sarete stati rieletti.
C’è tanto da lavorare, affinché la Strada diventi veramente di Tutti, però abbiamo una grande risorsa dalla nostra parte, tutto dipende solo da noi.
Un caro saluto.
Marco Cavorso