In seguito alle recenti esternazioni del Capo della Procura Antidoping del CONI Ettore Torri, che è tornato con parole pesanti come macigni sulla diffusione del doping nel ciclismo in un’intervista a Ius Channel in occasione del convegno “Diritto e procedura nel calcio italiano e internazionale” organizzato dall’Associazione forense Emilio Conte, l’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) insieme all’Associazione Internazionale Corridori Professionisti (CPA) e all’Associazione Italiana Direttori Sportivi Professionisti (ADISPRO) ha deciso di scrivere una lettera aperta al Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano Gianni Petrucci per chiedere maggiore rispetto nei confronti del ciclismo da parte dell’Istituzione che rappresenta e, in occasione delle feste, augurare allo sport italiano un felice e sereno 2013.
A seguire il testo integrale della missiva, inviata pochi giorni fa a Petrucci e per copia conoscenza al Segretario Generale del CONI Raffaele Pagnozzi, al Presidente della Federazione Ciclistica Italiana Renato Di Rocco, al Presidente della Lega del Ciclismo Professionistico Vincenzo Scotti e al Procuratore Capo della Procura Antidoping Ettore Torri.

Gentile Presidente,
qualche tempo fa un corridore ciclista professionista italiano ci ha raccontato che la figlia è stata presa in giro dai propri compagni di scuola per il lavoro svolto dal padre. Teniamo a precisare: un corridore mai colpito da provvedimenti, indagini o anche solo sospetti di doping.
Non vi è dubbio. La colpa di ciò è soprattutto dei tanti colleghi corridori che in questi anni hanno fatto di tutto per far perdere credibilità e rispetto al nostro sport.
Però, purtroppo non solo. Già perchè un innegabile contributo ad alimentare questo atteggiamento denigratorio verso il ciclismo lo si deve anche a soggetti che fanno parte integrante dell’Istituzione che Lei rappresenta.
Ci scusi: Le sembra normale che il procuratore capo antidoping del CONI dichiari nel corso di un convegno sul calcio che è sua convinzione (in base alle dichiarazioni rese da coloro che sono sotto indagine) che tutti (sottolineiamo tutti) i ciclisti siano dopati, mentre nel calcio non vi sono particolari problemi?
Una dichiarazione di questo tipo le sembra adeguata al ruolo ricoperto e rispettosa di quei corridori (saranno forse pochi, ma qualcuno ce n’è) che si comportano correttamente o di quei genitori che hanno ancora l’ardire di far praticare il ciclismo ai propri figli?
Non crede che Lei e la sua Istituzione, oltre che giustamente e doverosamente attivarsi per combattere e perseguire in modo irreprensibile il doping, dovrebbe anche tutelare tutti (sottolineamo tutti) gli atleti che si comportano correttamente e condannare chi getta discredito a quest’ultimi?
Ci scusi nuovamente Presidente, ma siamo francamente stufi. Stufi dell’ipocrisia che corre nello sport. Stufi di far la parte degli unici che sbagliano, quando siamo gli unici, tra tutti gli sport, a chiedere a tutti i nostri atleti di comunicare per tutti i giorni dell’anno dove dormomo, dove si allenano e dove vanno in vacanza e, non da ultimo, di contribuire con il loro denaro alle spese per i controlli antidoping su sangue e urine.
Non ci aspettiamo, né tanto meno lo desideriamo un riconoscimento per questo, visti i tanti errori da noi commessi negli anni passati. Ma francamente non riteniamo rispettoso nei nostri confronti il sentirci dire dalla massima autorità della giustizia antidoping che siamo noi e solo noi il problema (come se il ciclismo fosse l’unico sport di fatica e/o il doping utile nei soli sport di fatica!).
Come sa, signor Presidente, chi cerca trova.
E noi (inteso come movimento ciclistico) da qualche anno ci siamo messi a cercare e stiamo continuando a cercare, investendo sempre più denaro (si badi, il nostro e non il Vostro) in controlli e chiedendo ai corridori di limitare sempre più la propria libertà.
In questo momento i nostri corridori si sentono isolati e non salvaguardati. Colpa loro? In buona parte sì. Resta, peraltro, il dato di fatto che, crediamo, dovrebbe far riflettere chi rappresenta in Italia tutti gli atleti, compresi i corridori ciclisti.
Buon Natale e Buon Anno Signor Presidente, con l’auspicio che nel 2013, anno in cui dovrebbe finalmente giungere a maturazione l’indagine padovana, il ciclismo dimostri che si tratta di fatti ormai passati e che tutti quei corridori che si sono sempre comportati lealmente e correttamente possano tornare a sentirsi orgogliosi di essere ciclisti professionisti e non vedersi più denigrati da coloro che dovrebbero tutelarli.

Il Presidente A.C.C.P.I. Amedeo Colombo
Il Vice Presidente A.C.C.P.I Cristian Salvato
Il Presidente C.P.A. Gianni Bugno
Il Presidente ADIS PRO Davide Goetz